Oblivion
Un po’ Cetra, un po’ tutti: “impagabili Oblivion”

Un po’ Cetra, un po’ tutti: “impagabili Oblivion”

Diamo già per saputo che i cinque Oblivion sono il gruppo di cabaret più cliccato su Internet (150.000 contatti in due mesi) e arrivano al Franco Parenti (fino al 27 giugno) per tutto giugno, sul gossip mediatico che li vuole riedizione dei Cetra. E se al famoso Quartetto, di cui rievocano sonorità, dedicano un omaggione stile Kramer-Garinei-Giovannini-Rascel, in 90 minuti di follia circense molti sono i debiti dei cinque trasformisti entertainer: nella rapidità di satira sembrano i Gobbi,nel tocco surreale mai all’altezza della reale follia, sono un po’ Monty Phyton, nei giochi di parole e parolieri (a spese di Dalla, Mina, Celentano, Vecchioni, i Nomadi, Battiato, Modugno, Morandi) il medium è Campanile, quando fanno i cinici (il bellissimo pezzo del maiale) ecco l’ombra di Gaber. Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli non sono solo bravi imitatori, sono intelligenti mediatori, si sentono “vecchi dentro”, soffrono di “musica geriatrica”: hanno un dono teatrale impagabile: la simpatia. Così ci fanno degustare la satira dei reality, con peccati di gola & nostalgia per epoche felici di musichieri e palchi della scala. Sono buffi, disarmonici, under statement: dove appare l’angoscia picchiano duro, vedi refrain alla Cetra sulla stazione di Bologna che si chiude con una coltellata. Una “ronde” di usi e costumi italici (e parodia delle ronde) piacevolissima, che si chiude con un cult: i loro Promessi Sposi in 10 minuti e la riproposta del brano liberty di De Angelis “Ma cos’è questa crisi?” che Milva già rimise in circolo al Piccolo Teatro di Milano.

Maurizio Porro (Corriere della Sera)

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