Oblivion
Tutto esaurito per l’Otello pop degli Oblivion

Tutto esaurito per l’Otello pop degli Oblivion

[Copparo FE] Tutto esaurito al Teatro De Micheli di Copparo: il pubblico è uscito in piazza entusiasta e su di giri. «Non mi sono accorto del tempo che passava… sono stati bravissimi!», il commento più sentito; è stata una prima di prosa trascinante a suon di risa, battimani, esclamazioni di approvazione e di sorpresa. Specialmente di sorpresa. In che modo, però, si può recensire un Otello ibrido tanto avvincente e di carattere, che ha smontato il testo shakespeariano per spaziare nel musical, nella parodia delle soap e nel cabaret più attuale? Che ha mescolato le note tradizionali di Verdi, eseguite al piano da Denis Biancucci, ma anche di Bach, Beethoven, Mozart, Schubert, con le colonne sonore Disney e i grandi successi degli ultimi settant’anni? Chissà, di sicuro questa è meta-scrittura, parimenti a come gli Oblivion hanno inscenato meta-teatro per un’ora e mezza con leggerezza e disinvoltura, senza retorica, bensì con la massima serietà e immedesimazione, cominciando proprio con uno sketch al buio, travestiti da guardie del Doge in mezzo alla platea. Stili di recitazione, convenzioni ed elementi del copione, così le entrate secondarie, i monologhi, le singole battute tra sé e sé, si sono trasformati nel sale della serata, incalzati dalla fantasia del quintetto. Gli
Oblivion, già famosi per le loro pillole dei I promessi sposi sul web, si sono rivelati molto più estrosi e irriverenti – in senso buono – del Quartetto Cetra a cui sono stati di frequente paragonati dalla critica, manifestando tratti cantautorali dei migliori Gaber e Iannacci, o echi comici alla Proietti. Seguendo una scia all’insegna dell’ironia, il duello iniziale tra Iago e Cassio è stato rivisitato in una sfida esilarante a colpi di piuma e inchiostro… gridando i versi di Arrigo Boito: tutto c’entrava e la penna feriva più della spada, siccome «siamo la Montblanc con cui ti faccio fuori», ha intonato di recente Ligabue. Il dialogo monotono tra il Moro e Desdemona è diventato La canzone mononota di Elio e le Storie Tese, sino alle imitazioni canore di Vasco Rossi e dello stesso Ligabue, dimostrando un’ampiezza vocale e una capacità di immedesimarsi in qualsiasi situazione fuori scala. I duetti aprivano il sipario, proseguendo con un crescendo che portava tutti gli attori sul palco per l’apice della scena, evitando fluidamente che gli spettatori distogliessero l’attenzione. Non è stato necessario un intervallo per “tirare il fiato”, l’Othello – l’H è muta – è stata l’occasione più divertente dello scorso sabato sera copparese.

Matteo Bianchi (La Nuova Ferrara)

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