Oblivion
Il sussidiario a Roma

Il sussidiario a Roma

[Roma] Uno spettacolo a tutto tondo, spassoso dalla risata sana e sincera, acuta e mai volgare; liberatorio perché come il cinema d’epoca, che riprende nei titoli, non solo di coda, proiettati sul fondale del palcoscenico, esprime il sogno, l’evasione anche quando è satira dell’attualità; geniale per la poliedricità degli artisti, attori, cabarettisti, mimi, ballerini e molto altro e la capacità di stupire e far ridere con la musica, risorsa da veri virtuosi, oltre che grazie ad un’ampia conoscenza della melodia italiana.

A sipario chiuso come un carosello, poesia e reclame si mescolano invitando gli spettatori ad un gioco ironico nel quale all’inizio si crede come bambini incantati, trasportati nel giro di qualche minuto nel sogno… un po’ come Alice nel Paese delle meraviglie. Inizia così un viaggio rocambolesco di due ore senza sosta, nel quale si smarrisce la cognizione del tempo, trascinati dal ritmo che non perde una battuta del travestimento continuo. Uno spettacolo con risorse illimitate che si reinventa di continuo in un gioco di luci e costumi senza effetti speciali di ridondanza ma con una cura strepitosa e qualche effetto cinematografico che amplifica l’immedesimazione, come la proiezione del bosco con la tenda degli scout o la sigla luminosa del Burlesque che diventa Berlusque.
Non è facile capire da dove cominciare per raccontare l’avventura di questi cinque irresistibili artisti, cantanti e attori, cabarettisti e comici, leggeri ma serissimi… Sette anni intensi spesi nel teatro di rivista e nei musical, poi l’esplosione su Internet: ad oggi quasi due milioni di contatti ricevuti in due anni da “I promessi sposi in dieci minuti”, geniale micro-musical messo online su You Tube dagli Oblivion per farsi conoscere in modo diretto dal grande pubblico. La tv orizzontale di Internet spinge subito il teatro ad accogliere nel modo migliore il loro show, grazie anche alla divertita quanto rigorosa regia di Gioele Dix. Migliaia di studenti impazziscono per le parodie culturali degli Oblivion (“I promessi sposi”, appunto, ma anche “Shakespeare in sei minuti”, “Dante”, “Pinocchio”….), nascono così le lectio dementialis sui Promessi Sposi nelle scuole italiane e un libro con dvd (“I promessi esplosi”) tra il didattico e il comico. Una trasversalità di grande attualità di mezzi, dunque, in un gruppo innamorato di una comicità vecchio stile, elegante e d’autore come non la si vede quasi più, se non con quei toni fané nazional popolari, che fanno sorridere.
Gli Oblivion, a mio parere, riescono ad unire un linguaggio moderno all’impianto tradizionale del teatro dei travestimenti con oggetti e costumi raccolti nei bauli, ad esempio; riuscendo a spaziare dalle suggestioni di Bollywood, con l’ironia che si abbatte sui miti della medicina naturale orientale e i benefici dello yoga – che torna nel video finale della sigla dello spettacolo – alla pruderie ingenua e goffa degli scout di casa nostra, che sono pur sempre dei ragazzi adolescenti con la voglia di scoprire il mondo. Il gruppo ammicca al cabaret ma anche al café chantant e lo dichiara, ma non dimentica l’evoluzione – o forse sarebbe meglio dire la deriva, in ogni caso la versione dei giorni nostri – con il dilagare del burlesque, che sembra una scoperta ma è solo un recupero mal trattato. Gag più o meno ingenue si alternano ad una satira del costume e della politica, corrosiva: è il mondo della scuola ad essere preso in giro con le sue strampalate sperimentazioni che seminano ignoranza; e ovviamente la politica dei nostri giorni con la copertina del “Time” versione primarie degli Usa e casa nostra. Forse l’unico cedimento, la tentazione di colpire Berlusconi, per noi davvero un po’ troppo domestico.
Con gli Oblivion l’innovazione non è rottura ma capacità di reinventare il classico conoscendolo, e sono decisamente originali la “Divina Commedia” e “I promessi sposi” la cui parodia è raccontata attraverso la canzone italiana con un repertorio senza limiti, stravolto senza mai perdere la finezza dell’aggancio, del qui pro quo. Questo gruppo è composto indubbiamente da gente che ha studiato molto la musica e il linguaggio e conosce le sinestesie e i loro effetti! L’improvvisazione è sconosciuta e l’effetto sorpresa così lieve lascia intuire una trama fitta e densa.
Il Sussidiario con tutte le sue materie è rovesciato in una società, parodia di se stessa, che attraversa la letteratura da Dante, a Collodi con il suo “Pinocchio”, sino a’ “I promessi sposi”, si cimenta con la musica con delle prove vocali da veri virtuosi e ancora passa in rassegna la storia con un gioco geniale e impertinente: le dirette dalla storia raccontate alla radio come le partite di calcio di un campionato grottesco, tra gerarchi fascisti, Greci e Troiani, Francesi e Inglesi a Waterloo.
Diletto e talento raggiungono il loro apice in una sorta di gioco televisivo – la cui astrusità rimanda ad una critica sottile del nostro vivere, sempre più improntato al piccolo schermo che più che rifletterci ci proietta – dove si uniscono due diversi cantanti, musicisti o gruppi musicali, attraversando il tempo e qualsiasi logica. Gli Oblivion riescono a creare una sintesi dall’effetto stupefacente e un po’ allucinatorio, di grande raffinatezza. E’ la volta del Quartetto Cetra e Rodolfo De Angelis, Giorgio Gaber e la follia organizzata dei Monthy Python, di Lady Gaga e Johann Sebastian Bach; oppure di Eros Ramazzotti e la Sardegna. Se all’inizio si è quasi dispiaciuti di vedere ‘massacrare’ la melodia italiana verso la fine non si può che diventare conniventi.

Uno spettacolo a tutto tondo, spassoso dalla risata sana e sincera, acuta e mai volgare; liberatorio perché come il cinema d’epoca, che riprende nei titoli, non solo di coda, proiettati sul fondale del palcoscenico, esprime il sogno, l’evasione anche quando è satira dell’attualità; geniale per la poliedricità degli artisti, attori, cabarettisti, mimi, ballerini e molto altro e la capacità di stupire e far ridere con la musica, risorsa da veri virtuosi, oltre che grazie ad un’ampia conoscenza della melodia italiana.

Ilaria Guidantoni (SaltINaria)

 

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