Oblivion
A Teatro con “The Human Jukebox”

A Teatro con “The Human Jukebox”

Cari Arturi e Arture, il vostro Godot vi accompagna questa sera a vedere “The Human Jukebox” degli Oblivion spettacolo segnalato dal nostro fedele Suggeritore. Perché il teatro è una cosa seria. E’ dolore, lacrime, tragedia, coriandoli, parrucche anni ’80 e… musica!
Davanti al palcoscenico campeggia un’insolita scritta: “Scrivete qui il nome del vostro cantante preferito! E’ un ordine!”. Gli Oblivion, 5 ragazzi vestiti di nero entrano in platea: “Buonasera! buonasera a tutti!” – qualcuno timidamente applaude – “non c’è niente da applaudire, glielo garantisco! Adesso per chi non l’avesse ancora fatto vi porteremo delle penne e dei bigliettini e voi dovrete scrivere il nome del vostro cantante preferito”. Il pubblico sorride divertito. “Signora, non c’è niente da ridere, questo spettacolo è terribile, le spiego come funziona, lei scrive il nome del suo cantante preferito e noi cercheremo di distruggerlo, per tutta la serata”. Promessa mantenuta.
Il repertorio degli Oblivion (al secolo Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli), è pressoché infinito. -Ma no! scherzano loro siete voi che avete poca pochissima fantasia, scrivete sempre gli stessi nomi sui bigliettini. Volete una dimostrazione? Abbiamo fatto una statistica, nel 90% delle piazze italiane ai primi posti ‘Battisti, Baglioni, De André, Dalla, Ligabue’ magari non in quest’ordine, ma sono sempre gli stessi. Interviene Davide: Ogni tanto qualcuno cerca di metterci in difficoltà scrivendo, che so, Wilma Goich, sogghignano divertiti, a quel punto, continua Fabio, lo scopo della serata è capire chi ha scritto il bigliettino incriminato per una giusta ricompensa!
In un teatro come questo di 500 posti vi arrivano quasi 500 richieste, ma come fate? Potenzialmente potrebbe uscire di tutto.  Sì, in effetti riusciamo a distruggere buona parte della musica italiana, però per noi è anche una sfida ogni sera, con i mash up.  Agli sketch di repertorio si susseguono i duetti improvvisati – e non – e le canzoni con dedica al pubblico in sala (tutte rigorosamente in versione parodistica).
Gli Oblivion hanno un dono: 5 voci meravigliose e un sarcasmo dissacrante, e non hanno nessuna paura di usarli entrambi. Quasi due ore di spettacolo che volano, sempre più in alto, verso il gran finale. Non c’è trucco, non c’è inganno. Non c’è playback, non c’è scaletta. E’ tutto vero.  Questi 5 fenomeni vi lasceranno senza fiato in uno spettacolo ogni sera unico e irripetibile.
Qualità e divertimento assicurati.

Arturo Godot (L’Arturità)

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