Oblivion
Se il Moro di Venezia diventa Bal-Otello

Se il Moro di Venezia diventa Bal-Otello

[Brescia] I ritratti di Verdi e Shakespeare, appesi sulla parete di fondo, hanno osservato impassibili le loro creazioni mescolarsi in un frullato impazzito: quello messo in scena dagli Oblivion in «OtHello, la h è muta», lo spettacolo di San Silvestro proposto con successo dal Ctb in un Teatro Sociale tutto esaurito.
I cinque attori e cantanti hanno parodiato in musica la storia del Moro di Venezia, o «diversamente biondo» come l’hanno subito presentato, avviando una serie interminabile di variazioni sul suo nome: dal «molo» di
Venezia dove arrivano, vestiti da soldati veneti, irrompendo in platea all’inizio dello spettacolo, a «Nutello», «Bal-Otello» e ai molti titoli di canzoni storpiati fino al «Moro mio perché sei morto» conclusivo. Assecondati alla perfezione dal pianista Denis Biancucci, gli Oblivion hanno rivisitato a modo loro arie d’opera e canzoni celebri, trasformando i dialoghi in duetti dove a «Un Moro nero» cantato alla Battisti segue un «Geloso al cioccolato» che fa impallidire Pupo.
Ogni tanto a qualcuno «scappa il monologo», subito rifatto alla maniera di qualche personaggio famoso. Lo Jago pancione di Davide Calabrese, il più divertente, istiga Otello alla gelosia imitando Piero Angela e Dario Fo. Otello (Lorenzo Scuda) canta «Addio» come Ligabue; Emilia, la sposa di Jago interpretata da Graziana Borciani, si trasforma nella Littizzetto; la Desdemona di Francesca Folloni si imbarca in lunghi dialoghi cantati con Otello saltando da Donatella Rettore a «Turna a Surriento» («Vedi il Moro quant’è bello»).
Ce n’è anche per Verdi. Cassio (Fabio Vagnarelli) si inguaia con le parole del libretto di Arrigo Boito; l’aria del «Beva con me» diventa una canzone da osteria. Nel frullatore trovano posto anche la parodia di celebri film, una «scena monotona» commentata sulla musica de «La canzone mononota» di Elio, la fine di Otello inscenata alla Vasco Rossi. Il gioco procede con ritmo allegro per un’ora e mezza, alla lunga un po’ ripetitivo ma inesauribile nelle trovate.
Alla fine, applausi convinti e brindisi con musica nel foyer.

Nicola Rocchi (Giornale di Brescia)

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