Oblivion
Platee impazzite per il quintetto bolognese

Platee impazzite per il quintetto bolognese

L’hanno chiamato “circo volante”, cabaret, varietà, parodia e chi più ne ha più ne metta. La verità, però, è che l’Oblivion show non si può definire. Si può solo vedere. Anzi, se ne può solo godere. Un’ora e mezza di pura e sanissima follia, di esperimenti musicali, di tecnica, di comicità, di armonia, di ritmo e molto, molto di più: questo è lo spettacolo portato in scena nei teatri di Panicale e Gubbio dai cinque attori più famosi del web (150 mila contatti in 2 mesi, 350.000 visualizzazioni solo su YouTube, migliaia di link e commenti su Facebook e su tutti i blog della rete).
E la piece, superando ogni più rosea previsione, ha fatto letteralmente impazzire platee, palchi e “piccionaie” del Cuore Verde. Ventenni, cinquantenni, studenti e professionisti: nessuno è riuscito a resistere al divertentissimo show portato avanti con un’intelligenza e una classe assai rari nel panorama teatrale del momento. E’ vero: quando si hanno tra i propri ispiratori il Quartetto Cetra e i Monty Python, Rodolfo De Angelis e Giorgio Gaber, e quando si può contare sulla regia di un comico di classe come Gioele Dix, il risultato non può che essere sorprendente.
Ma la verità è che l’Oblivion Show è ancora un passo più avanti. A metà strada tra commedia musicale, parodia e cabaret, lo spettacolo del quintetto bolognese (anche se uno degli attori, Fabio Vagnarelli, proprio emiliano non è, vantando origini eugubine) dà forse il meglio di sé quando si avventura nel terreno della narrazione e del teatro canzone, regalando emozioni da brivido nella rivisitazione tutta “stile Oblivion” della strage alla stazione di Bologna o toccando momenti di comicità elevatissima con la parodia delle ronde padane. Un manipolo di nordisti pronti a cacciare l’emigrato di turno, armati… di solo telefono cellulare. Critica sociale, parodia e abilità comica si mescolano insieme, dunque, ma la vera grande forza di questo gruppo, che tanta strada ha fatto e tantissima strada farà ancora, sta nella forte, fortissima competenza musicale di ogni componente del quintetto. Una musica che, proprio grazie all’incontro col teatro, moltiplica la propria capacità di coinvolgere, emozionare e divertire. Gli Oblivion portano con sé un’identità artistica assolutamente unica, cha ha come punti di forza il sound inconfondibile delle voci armonizzare, una spiccata vena ironica e un gusto squisitamente retrò per la comicità intelligente.
Lo spettacolo bellissimo, e, in un crescendo di risate, è in grado di coinvolgere generazioni diversissime, che sognano al ricordo del Quartetto Cetra o si ritrovano nell’esilarante parodia dei rapper dei nostri tempi. Un congegno a orologeria talmente perfetto e preciso nei suoi ingranaggi scenici, da restare estasiati. Tanto da non voler più tornare a casa. E da desiderare ardentemente di rivederli. Magari il prossimo 5 febbraio al Lyrick di Assisi.

Federica Grandis (Il Corriere dell’Umbria)

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