Oblivion
“Virano” verso i Cetra gli straordinari Oblivion

“Virano” verso i Cetra gli straordinari Oblivion

[Milano] L’inizio è geniale, con i due trailer a sipario chiuso di «Infinito» di Leopardi e «La cavallina storna» di Pascoli (una storia vera), omologati ai messaggi dei film: ma il pubblico del Manzoni, dove lo show 2.0 degli Oblivion «Il sussidiario» resta fino al 21 aprile, è ancora freddo; poi finisce in acclamazioni col bis dei Promessi sposi in 10 minuti, il cult. Il complesso è sempre più sintonizzato e abile nel ricavare dai reperti culturali antropologici soprattutto delle canzonette, il diagramma della società italiana e delle sue variopinte stupidità. Vero che la matrice sta nel sempre rimpianto Quartetto Cetra (nella «Biblioteca di Studio 1», gran romanzi fatti col materiale delle canzonette, reazioni musicali a catena) ma anche nei primi Gobbi; nei giochi visivi, nei doppi sensi lessicali, c’è pure un po’ la lucida follia di Bergonzoni.
Verrebbe voglia che questi cinque straordinari, intonati performer (Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli, con lieve superiorità maschile, 3 a 2) si buttassero nella mischia, specie con dialoghi sullo stato delle cose, come in parte fanno nel secondo tempo parlando del burlesque, riscoprendo la parola accanto al juke box dei ricordi. Si ride alle spalle della cultura scolastica, da Dante a Pinocchio, con qualche battutaccia, ma gli accoppiamenti poco giudiziosi tra Bach e Lady Gaga e altre relazioni pericolose, sono spiritosi, come è estroso il pezzo della cronaca diretta, tipo calcio, minuto per minuto, delle battaglie storiche. E al tutto va aggiunta un’innata, cospicua dose di simpatia.

Maurizio Porro (Corriere della Sera)

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