Questa volta, però, gli Oblivion hanno fatto molto molto di più, proponendo la loro ultima fatica «La Bibbia riveduta e scorretta», uno spettacolo di grande impatto andato in scena ieri sera al Teatro Colosseo di Torino (e riproposto stasera). Si tratta di una serie di brani e spartiti musicali del tutto inediti in una sorta di musical ricercato e curatissimo, con spunti da teatro-canzone, da spettacolo di varietà, persino da antica rivista, proposto con estrema misura e grande attenzione. Un lavoro di ricerca, memoria, fantasia e studio davvero eccezionale e di livello altissimo, che affranca gli Oblivion dal «semplice» (si fa per dire) cabaret e li proietta nel teatro musicale d’élite.
Anche il soggetto dello spettacolo è intrigante.
Siamo nel 1455 in Germania e Johann Gutenberg ha appena inventato i caratteri mobili che di fatto rappresentano l’inizio all’era della stampa. Nella sua tipografia di Magonza si presenta nientemeno che Dio in persona, che cerca un editore per la Bibbia. E qui comincia il divertente rimpallo tra le proposte del Signore e le correzioni del grande tipografo, con intromissioni varie fra le quali anche quelle di Gesù, che in realtà è un hippy ante litteram, anzi un rapper, che si fa chiamare JC (da leggere all’americana «GeiSì») e pone a suo Padre, che però lui chiama Zio, le mille domande senza risposte che tormentano spesso anche tanti credenti e praticanti.
Ne nasce un affresco di gustose trovate, tra prestazioni canore sempre eccellenti, splendidi costumi e geniali divagazioni sul tema. Così Giona divorato dalla balena diventa un sushi al contrario, l’Arca di Noè un prodotto Ikea, la lotta tra Caino e Abele una gara tra un cuoco vegano e uno carnivoro nel concorso di PaternosterChef, Davide contro Golia un match da telecronaca sportiva, l’Ultima Cena di Gesù l’occasione per bere una birra Corona alla Spina, la passione di Cristo una seduta di (Ponzio) Pilates in palestra.
E’ certamente una personalissima versione, anche dissacrante, della Bibbia, ma interpretata sempre con estremo garbo e grande rispetto, anche quando a un certo punto Dio finisce per innamorarsi della segretaria di Gutenberg e il rapper JC quasi lo ripudia come padre, accusandolo di averlo affidato a un falegname perché troppo impegnato a creare il mondo. «Ci abbiamo messo un anno per realizzare questo spettacolo» ci ha detto con la solita simpatia Fabio Vagnarelli, che è il più giovane (36 anni) e anche l’ultimo arrivato del gruppo, eppure regge benissimo i panni del Creatore. «Ed è stato un lavoro molto duro e faticoso».
Si vede e si apprezza, eccome! E di sicuro rappresenta un enorme salto di qualità per questi funambolici e straordinari artisti.
Alla fine, quando la Bibbia finalmente va in stampa nella tipografia di Gutenberg, c’è anche spazio per una piccola morale: attenzione a non prenderla troppo alla lettera, la Bibbia, perché nessuna Sacra Scrittura è… sacra e basta, ma va capita, interpretata, adattata ai tempi, personalizzata. C’è una sola, piccolissima e dunque veniale sbavatura, in uno spettacolo pressoché perfetto: proprio nel suo trascinante finale, alle spalle dei cinque fenomenali giullari scende come un arazzo l’immagine ingrandita di una pagina di quella antica Bibbia di Gutenberg, che però in realtà è un foglio dell’Eneide.«Accidenti – ha scherzato con sorriso contagioso ancora Vagnarelli -, tireremo le orecchie al nostro scenografo». Non è il caso, cari Oblivion, perché la «Bibbia riveduta e scorretta» (in fondo quell’errore è già anticipato nel titolo….) resta uno spettacolo assolutamente da non perdere!
Giorgio Viberti (La Stampa)
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