Oblivion
Tra Shakespeare e Verdi il nuovo show degli Oblivion, in anteprima a Ravello

Tra Shakespeare e Verdi il nuovo show degli Oblivion, in anteprima a Ravello

[Ravello SA] Ridere e far ridere non significa sempre, per fortuna, raschiare il fondo di un barile di luoghi comuni barzellettieri o utilizzare la peggiore e sconfortante volgarità dei “cabarettari” di matrice televisiva. Il gruppo Oblivion da anni impazza nei teatri con una comicità che unisce sagace utilizzo della tradizione comica italiana, che trova le matrici nobili nelle formazioni di artisti quali i Gobbi, Quartetto  Cetra ed il Trio Lopez-Marchesini-Solenghi,  il cui linguaggio parodistico viene solo parzialmente mutuato con personalissima elaborazione che fa uso dei grandi talenti individuali dei cinque componenti del gruppo, che non può non basarsi su cultura teatrale e preparazione tecnica di alta qualità. È quindi davvero appropriata, ancorché potrebbe risultare ai manichei puristi erroneamente sacrilega, l’idea di commissionare, da parte della direzione artistica di un festival colto come quello di Ravello, per la programmazione dedicata quest’anno alle celebrazioni Wagneriane e Verdiane, il divertentissimo spettacolo “Othello – la h è muta” presentato in prima assoluta nazionale la sera del 17 agosto, presso lo splendido belvedere di Villa Rufolo. La parodia di una delle tre opere che il cigno di Busseto compose ispirandosi all’opera di Shakespeare, non disdegna di fare ampi riferimenti alla tragedia del Bardo, in un variopinto alternarsi dell’uso dei “centoni” (ricordate  la “Biblioteca di Sudio Uno” dei Cetra?), dell’imitazione e delle funamboliche espressioni artistiche dei cinque interpreti, con ampia dimostrazione della conoscenza e dell’approfondimento dei due grandi autori. Il pubblico sta al gioco con grande partecipazione condendo con risate ed applausi una serata di godibile divertimento che non mette da parte la cultura. Momenti di straordinaria riuscita sono i monologhi trasformati in esercizi di stile, o l’ironica e dotta satira sul business che rappresenta, per alcuni autori, in primis Gounod, l’attribuire all’Ave Maria alcune delle musiche più note, per non dimenticare il pezzo forte dello spettacolo, in cui, sulle note del successo sanremese di Elio e le Storie Tese, “La canzone mononota”, ci si diverte a ridicolizzare l’intoccabile penna del poeta di Stratford, nell’effettivamente monotono dialogo del fazzoletto fra i due protagonisti della tragedia. Lorenzo Scuda (Otello), Francesca Folloni (Desdemona), Davide Calabrese (Jago), Graziana Borciani (Emilia) e Fabio Vagnarelli (Cassio) confermano eccellenti capacità interpretative, vigore ed uso straordinario di voce e fisicità, al servizio di uno spettacolo che segue, a differenza dell’ “Oblivion Show”, una, seppur stravolta, struttura drammaturgica, come il loro cult “I promessi sposi in 10 minuti”, per la durata di 90 minuti, che scivolano via come una bibita frizzante, nella splendida cornice (si dice così?) della meravigliosa Ravello.

Gianmarco Cesario (Teatro.org)

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