Oblivion

Un po’ di preistoria

Un giorno di Ottobre L.S. (che per motivi di privacy d’ora in poi chiameremo “il giovane Lolo”) si rese conto che la moda della musica medievale stava passando. Se ne rese conto anche perché i concerti stavano diminuendo vertiginosamente e, con essi, le già scarse entrate economiche.
“Poco male!” direte voi. “Molto male!” diceva lui, che negli ultimi anni si era dedicato quasi esclusivamente a quel settore. Rimaneva solo l’altra passione che al momento lo stava divorando: il Musical! (il punto esclamativo fa allegria, solitamente si abbina molto bene con la parola Musical).
Per questo, spinto dalla passione ma anche dall’istinto di sopravvivenza, propose ad alcuni amici (che qui chiameremo con i nomi immaginari di “Teo”, “Dile”, “Massi”, “Giudi”, “Halen”) di fondare insieme un’associazione culturale per espandere maggiormente, in attesa di nuove idee, l’attività di insegnamento nei laboratori di musica e teatro delle scuole superiori. Lanciò così una grande campagna promozionale contattando scuole su scuole. Senza nessuna risposta.
E fu sera e fu mattina. Primo anno.

L’anno dopo, affezionato ad un gruppo di folcloristici ex allievi e sull’orlo della crisi economica, decise di aprire il primo laboratorio extra-scolastico coinvolgendo in questa folle impresa un altro paio di nuovi amici, R.D’E. e F.F. (che per mantenere l’anonimato chiameremo semplicemente “Raoul” e “Franci”), anche loro al momento in stato di “mobilità” professionale. Un grande successo. E fu sera e fu mattina. Secondo anno.

Sull’onda dell’euforia “il giovane Lolo” si lanciò a cercare sponsor a destra e sinistra (nel vero senso della parola) per realizzare altri Laboratori, altri Musical per arrivare certamente e in breve tempo ad avere tanti soldi a tanta fama e soprattutto tante donne. Di lì a poco avvenne l’incontro decisivo. Grazie al papà di un’allieva (che grazie al T9 chiameremo d’ora in poi “Caterina Spaderio”), ebbe l’occasione di conoscere un personaggio importante del mondo culturale ed economico bolognese (che per brevità ch??????iameremo soltanto “Dott. Marco Poli, Segretario della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna”).

15 Novembre 2002. Via Donzelle n°2. Ore 14.30.
“Il giovane Lolo”, ingenuo e pusillanime, propone al “Dott. Marco Poli, Segretario della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna” di produrre decine di Musical e di trasformare Bologna in una nuova Broadway. Il “Dott. Marco Poli, Segretario della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna” davanti alla parola Musical rabbrividisce, ma, invece di cacciare il malcapitato, rilancia con un’enigmatica affermazione: “Perché non fate un lavoro dedicato al Caffè Chantant?”. E subito dopo rincara la dose con un: “Lei conosce il Caffè Chantant, vero?”.
“Il giovane Lolo” si accorge che il gruzzoletto che stava segretamente accarezzando nella sua mente sta per svanire e, con l’aiuto delle unghie della sua mano destra da chitarrista, inizia a compiere sarchiaponiche evoluzioni sugli specchi del palazzo di via Donzelle n°2, dissertando amabilmente su una materia a lui del tutto ignota, e accettando l’incarico di produrre uno spettacolo senza sapere nulla circa l’oggetto dello stesso.
E soprattutto, non dimentichiamo, senza avere alcuna compagnia teatrale, requisito non indispensabile, ma spesso di grande aiuto nella realizzazione di spettacoli.
La data è fissata. Ci sarà un’anteprima primaverile all’Oratorio dei Filippini e la grande prima di Ottobre al teatro Duse. “Il giovane Lolo”, appena uscito dal palazzo di via Donzelle n°2, si rivolge subito all’amico D.C. (che per mantenere l’anonimato chiameremo “il Calabrese”), l’unico talmente vecchio dentro da poter avere una qualche nozione a riguardo e, dopo aver appurato che “il Calabrese” aveva sentito parlare almeno una volta nella vita di Caffè Chantant, decide che questo è un requisito sufficiente per conferirgli il ruolo di co-autore dello spettacolo, nello specifico autore del testo e della sceneggiatura.
Giovani e inesperti, ma non pirla, i due tornano dal “Dott. Marco Poli, Segretario della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna” forti di un asso nella manica, un’arma segreta da usare al momento opportuno. “Il giovane Lolo”, infatti, durante il primo incontro con il Dottore aveva carpito un’importantissima informazione. Il “Dott. Marco Poli, Segretario della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna” aveva un debole segreto per la voce di G.B. (che per scongiurare le gravi implicazioni che potrebbero seguire da questa dichiarazione chiameremo col nome immaginario di “Graziana Borciani”).
La trattativa entra nel punto più caldo. Fra una citazione di Petrolini e un ammicco a Macario “il giovane Lolo” e “il Calabrese” sparano una richiesta economica a loro avviso stratosferica (pronti comunque ad accontentarsi di molto meno nel caso la stessa non fosse passata).
Il “Dott. Marco Poli, Segretario della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna” spiega ai due pivelli che quei soldi non bastano nemmeno per noleggiare un microfono e due fari e che, per fare uno spettacolo che non sia una puttanata, ci vuole almeno il doppio. Il clima si arroventa.
I due giovani incassano il colpo e, loro malgrado, sono costretti ad accettare di ricevere una cifra ben più alta di quella che avevano pensato. Il Dottore a questo punto formula la domanda fatidica: “Chi saranno gli interpreti?”. I due mammalucchi gigioneggiano snocciolando una lista di sconosciuti (fra cui loro stessi) e quando il Dottore mostra segni di impazienza ecco che giocano l’asso di briscola. E’ fatta. Al solo pronunciare il nome di “Graziana Borciani” l’intera Fondazione esplode in un applauso liberatorio, e il progetto è approvato all’unanimità, con lode e bacio accademico.
Il team è quasi al completo. Manca solo un tecnico. In quel momento si presenta uno strano personaggio. Mu.Ce. (che per semplicità d’ora in poi chiameremo “l’Albanese”) racconta in un italiano simile a quello di Tarzan, di venire dalla Bosnia, di essere una ex rockstar, nonché ingegnere del suono e direttore di produzione a Sarajevo in tempi pre-bellici. I due giovani non credono ad una parola di quelle dette da “l’Albanese”, ma capiscono che, sfruttando la sua condizione di immigrato irregolare e sottopagandolo, potrebbe crescere ulteriormente il loro margine di profitto nell’intera operazione. La passione e l’ingenuità di un tempo sono oramai un ricordo. Si va in scena. Un successone. E fu sera e fu mattina. Terzo Anno.

Il quarto anno è un succedersi di conferme e ovazioni. Gli Oblivion si lanciano in una serie innumerevole di produzioni, riscuotendo un grande successo nelle fasce di pubblico bolognese over 70 che nei 5 giovanotti vede i nipoti che avrebbe sempre voluto avere. Bravi, educati e con i buoni principi di una volta.
Gli Oblivion erano riusciti a fregare anche loro. E fu sera e fu mattina. Quarto anno.
Il resto è storia contemporanea.